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04/09/14

...e il mezzo IRONMAN dietro le quinte

In questo blog di atleti (...io che a fatica consumo i 10 ingressi in palestra) ci entro in punta di piedi, con un pizzico di timore, ma lo devo fare. Lo devo fare per raccontare un altro IRONMAN, quello delle donne, quello visto dall'altra parte. A bordo lago. Sul marciapiede. Dietro le transenne della passerella che portava al traguardo. E vi voglio dire cosa ho visto… Pioggia, tanta pioggia. Una di quelle giornate che ti muoveresti da casa solo con le bombe. Quelle giornate che passi tra divano, telecomando e, bene che ti vada, all'Ikea. …Ma stavolta, abbiamo di meglio da fare. Dobbiamo fare il tifo. Dobbiamo seguire i nostri ragazzi, i nostri amici, mariti. È la resa dei conti, la giornata che ha significato tanti sacrifici, per noi e per loro. Dobbiamo sorridere anche se dentro siamo preoccupate. Abbiamo paura che scivolino, che cadano, che non abbiano più fiato. Abbiamo paura di vederli delusi, di non vederli arrivare e dover dir loro che non importa e che basta averci provato. Ma, denti stretti e si sta zitte. E quella pioggia alla fine ci disturba, ma non ci ferma. Bardate di sciarpe, ombrelli, borse e passeggini iniziamo anche noi il nostro mezzo IRONMAN. Abbiamo alle spalle mesi di preparazione, conosciamo a memoria distanze, passi, tempi. Abbiamo sentito e risentito l'inventario dell'attrezzatura, dato voti alle divise, alle taglie, ai colori. Assistito a lunghissimi calcoli su spuntini, integratori, sali, strati di burro di arachidi…Abbiamo sentito WhatsApp trillare milioni di volte con chat intitolate originalmente "Allenamenti". Abbiamo impedito acquisti di bici milionarie, cucinato solo proteine, solo carboidrati, solo proteine a pranzo e carboidrati a cena, solo carboidrati nel w-end e proteine nei feriali…Ci è stata concessa l'estate a grado solo perché il tragitto valeva come allenamento. In spiaggia li abbiamo lasciati spalmarsi di vaselina x infilare la muta, mentre tutti intorno a noi si spalmavano di normalissima crema solare. Abbiamo preparato assieme a loro questa gara e ora siamo qui a fare il tifo. Non perché vincano, ma perché riescano in questa impresa con loro stessi, perché superino i loro limiti e conquistino i loro obiettivi e i loro sogni. Il cannone spara. Sono partiti. Puntini gialli, puntini verdi, schizzi, schiuma, loro sono lì in mezzo. Sappiamo che le stanno prendendo in ogni dove, sappiamo che il lago è freddo e speriamo rimangano concentrati. Ci hanno insegnato che la respirazione è tutto. Le boe da passare sono lontanissime e mentre guardiamo scuotiamo la testa. "Ma come faranno!?!?!?" Abbiamo dei piccoli riferimenti temporali, chi in 30, chi in 40, chi in 50 minuti...poco a poco comincia l'attesa per vederli sbucare dall'acqua. Ci chiediamo e richiediamo conferma del colore della cuffia, della muta, dell'ora...e...sollievo, sorriso, respiro...chi prima, chi dopo...riemergono tutti. E pure noi, in perfetto spirito da zona cambio, impugniamo zaini, passeggini e ombrelli e cominciamo la nostra “pedalata”.
 Schiva, gira, volta, sali, scendi, pappa, pisolino, pannolino, parapioggia su, parapioggia giù. Ci posizioniamo al 59 km e ricomincia l'ansia, assieme ad una pioggia battente. Dove saranno? Prima dei 14 km di salita? Sulla salita? Oddio speriamo non sulla discesa, c'è chi teme le discese! Ne passano molti, fradici, stanchi, infreddoliti. E finalmente passano anche loro. Non li vediamo tutti però…e via con supposizioni, film assurdi, temuti ritiri, cadute...Ma la tifoseria che ha seguito la gara da casa, con toccante fedeltà e costanza, ci rassicura ben presto via telefono che ci sono tutti. Per fortuna il tracker non mente. Il nostro pensiero torna a quello che hanno già fatto, ma sempre più spesso a cosa devono ancora fare...quei 21 km pesano come un macigno. Quando nemmeno la tua testa può misurarsi con una simile distanza, è lì che la cosa ti pare IMPOSSIBILE. Eppure…eccoli! Nè è passato uno! Eccone un altro! È lui! Sono loro! Incredibile...hanno la forza di correre. Un bimbo dorme, l'altro ha sonno, la giornata comincia ad essere lunga. Ma siamo all'ultima disciplina, se ce la fanno hanno vinto.
Ci posizioniamo sulla passerella dell'arrivo. Piove e c'è tanta gente, guadagnare un posto con passeggini e ombrelli non è facile. Ma non possiamo perderli. Passano tanti minuti. Vediamo sfilare atleti di tante età e nazionalità diverse. Assistiamo commosse alla dignitosa e strabiliante prestazione di chi corre con le protesi alle gambe o spingendo una carrozzina ed è lì che realizziamo con chiarezza che la forza di volontà non ha limiti. Che non dobbiamo temere per i nostri ragazzi, perché loro semplicemente ci credono e questo li farà arrivare. E così è stato. Tra fatica e sudore, risate sfociate in pianti liberatori e ti amo urlati, sono tutti lì, incellophanati nelle coperte termiche e con quella medaglia al collo che brilla. Finisher. Tutti quanti. Che dire... È stato un mezzo IRONMAN unico, incredibilmente emozionante e intenso. Ci avete emozionate, ci avete stupite. Ci avete dimostrato come, con tenacia e perseveranza, abbiate pian piano conquistato kilometri e guadagnato minuti. E dunque GRAZIE. Avete vissuto con serietà e rispetto i sacrifici fatti da tutti noi. Amici, mogli, genitori, figli sono profondamente fieri di voi.

3 commenti:

  1. Grazie Stefy... da lacrime!!! Non avresti potuto raccontare meglio questa incredibile esperienza... <3

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  2. è questo racconto che emoziona tanto!
    complimenti a tutti ancora una volta :)

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